Villa Recalcati il Prefetto incontra Sezione di Varese dell’Associazione Nazionale Alpini

Il Prefetto di Varese Salvatore Pasquariello ha recentemente incontrato a Villa Recalcati, sede della Prefettura, il Presidente della Sezione di Varese dell’Associazione Nazionale Alpini (ANA) Franco Montalto, accompagnato dal Vicepresidente Daniele Resteghini, che lo hanno omaggiato del testo “Don Carlo Gnocchi. Cristo con gli Alpini”.

L’iniziativa fa seguito alla partecipazione del Prefetto il 26 gennaio scorso – Giornata nazionale della memoria e del sacrificio degli Alpini – al “Pellegrinaggio al Sacro Monte di Varese per la commemorazione dei caduti e dispersi sul fronte russo”, organizzato dalla predetta Sezione degli Alpini per l’80° anniversario della battaglia di Nikolajewka.

Nel corso della salita al Sacro Monte, il Vicepresidente Resteghini aveva letto proprio alcuni passi del predetto libro per accompagnare le riflessioni durante il cammino.

Con l’occasione, essi hanno preannunciato al Prefetto che i prossimi 1 e 2 luglio si terrà il Campionato Nazionale ANA di corsa individuale in montagna a Brinzio. Questa competizione attirerà atleti dell’Associazione Nazionale Alpini da tutta Italia. L’importante appuntamento associativo – al quale sarà presente il Presidente nazionale dell’Associazione, Sebastiano Favero – sarà, inoltre, un’occasione per la Sezione ANA di Varese, in piena collaborazione con gli Enti del territorio, di dare visibilità alla ricchezza di arte, storia e natura della provincia di Varese.

Dal libro, alcuni tratti della storia e dell’opera di don Carlo Gnocchi:

Nel 1940 l’Italia entrò in guerra e molti giovani studenti vennero chiamati al fronte. Il forte desiderio di essere non solo un maestro di dottrina, ma soprattutto un testimone di vita, spinse don Carlo a seguire i suoi ragazzi fin dentro le durissime prove della guerra. Cappellano volontario, affrontò intruppato nella Julia le montagne fangose dell’Albania e della Grecia e poi le lande gelide della steppa russa con gli alpini della Tridentina per custodirne le speranze, raccoglierne le lacrime, curarne le ferite e benedirne la morte.

Dopo il doloroso “pellegrinaggio” tra le valli alpine alla ricerca dei familiari dei commitoloni caduti nell’inferno bianco della Russia e l’attività clandestina per salvare vite umane dagli strascichi della guerra civile, assunse la direzione dell’Istituto Grandi Invalidi di Arosio dove accolse i primi orfani di guerra. Lì, una sera, una giovane donna disperata gli affidò il proprio figlio, mutilato a una gamba: fulminato dai tratti sfigurati di quel piccolo, vittima degli orrori della guerra, don Carlo maturò la sua personale e audace risposta alla tragedia del dolore innocente.

In pochi anni l’Opera di don Carlo crebbe prodigiosamente, con collegi in ogni parte d’Italia: Cassano Magnago (VA), Parma, Pessano (MI), Torino, Inverigo (CO), Roma, Salerno, Firenze.

Centinaia di bocche da sfamare, gambe tronche alle quali ridare forza per camminare, moncherini cui insegnare a scrivere e lavorare, sofferenze da guarire e riscattare, cuori smarriti da rigenerare: don Carlo volle strutture organiche, che non si limitassero a rispondere alle necessità primarie. Concepì i collegi in maniera nuova: non semplici ricoveri, ma luoghi tesi a favorire la maturazione affettiva e intellettuale, ricreativa e occupazionale degli assistiti, con cure mediche e chirurgiche e un’istruzione scolastica e professionale.

Inserendosi nel solco di iniziative assistenziali analoghe, intendeva in assoluta novità porsi al servizio di una “restaurazione” piena della persona umana, di una sua rigenerazione e di una sua piena integrazione sociale.

Il suo progetto, mirante a un recupero globale della persona, era assolutamente nuovo in Italia e fece una certa fatica a inserirsi nelle strutture assistenziali dell’epoca, obsolete, frammentate, circoscritte in ambiti ben definiti e specifici.

L’ultima grande impresa di don Gnocchi fu il Centro-pilota per poliomielitici di Milano, vera e propria sintesi della sua metodologia riabilitativa.

Nel settembre del 1955, alla presenza dell’allora Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi, don Gnocchi partecipò alla posa della prima pietra del Centro Santa Maria Nascente, nel quartiere di San Siro.

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